La domanda più ricorrente posta dai neo brevettati, appena dopo l’acquisto è: cosa devo fare per tenere l’attrezzatura subacquea sempre efficiente?
Rispondere al quesito è abbastanza facile e sul web i suggerimenti e i tutorial si sprecano. Basta navigare tra portali dedicati, siti e pagine social per acquisire tutte le informazioni necessarie.
Quindi perché dare particolare rilievo a questo interrogativo?
Semplice. Perché quasi nessuno, neofita o meno, segue i relativi consigli su cosa fare. Tu compreso!
Inevitabilmente prenderai atto dello stato della tua attrezzatura solo di fronte ad una rottura o a una perdita importante, fastidiosa. Ti capiterà di ricordare che l’ultima revisione degli erogatori subacquei l’hai fatta tanto, troppo tempo fa proprio quando stai preparando le valigie verso destinazione esotica oppure per una crociera subacquea.
E adesso? Niente panico!
È possibile evitare tutto questo. Basta fare attenzione ai 10 segnali che l’attrezzatura subacquea fornisce prima o durante l’immersione e quindi agire tempestivamente per evitare complicazioni indesiderate.
1. Alcune bollicine fuoriescono dal primo stadio dell’erogatore sub
Ti sarà capitato di mettere in pressione il gruppo erogatori ed avvertire una leggera perdita che, in acqua, si trasforma in una colonna di bollicine più o meno intensa.
Nella maggior parte dei casi tale inconveniente è imputabile agli ORing. Fino a quando questi trafilamenti sono limitati puoi monitorarli, senza trascurarli però, e risolvere il problema alla prima occasione.
Il più semplice e rapido da risolvere è la perdita proveniente dall’accoppiamento tra primo stadio e rubinetto della bombola. In questo caso basta serrare meglio l’erogatore oppure cambiare l’ORing.
Le perdite che non puoi trascurare per troppo tempo sono quelle provenienti dalla testa del primo stadio o dal manometro. In questi casi i contaminanti come la salsedine, il cloro o il calcare, penetreranno all’interno delle attrezzature danneggiandole rapidamente.
Non è difficile riscontrare in laboratorio erogatori con il “fango” all’interno oppure manometri con il sale cristallizzato visibile dal vetro. Sto ovviamente descrivendo casi limite che però non è infrequente osservare in presenza di grave trascuratezza.
Il consiglio? Gli erogatori subacquei vanno revisionati periodicamente, almeno una volta l’anno per chi fa più di 50 immersioni per stagione, da centri convenzionati e riconosciuti dalle aziende produttrici.
È bene ricordare che i gruppi erogatori subacquei composti da primo e secondo stadio rientrano nella categoria dei dispositivi di protezione individuale normati per legge per i quali è obbligatoria la conformità alla certificazione CE EN250.
2. Il sottomuta è bagnato quando tolgo la muta stagna
Prima di allarmarti, verifica che non si tratti di semplice sudorazione. In tal caso basta esporre all’aria aperta muta e sottomuta dopo l’immersione per essere pronti al riutilizzo.
Se invece già dai primi minuti immediatamente dopo l’entrata in acqua ti assale la sensazione che la tenuta stagna della muta non sia così efficiente, probabilmente hai ragione!
I punti deboli della muta stagna sono le valvole di carico e scarico, i polsini, il collare e le cuciture. Immediatamente dopo l’immersione osserva attentamente il sottomuta. Se sei fortunato riuscirai ad individuare il punto di entrata dell’acqua.
Una tecnica, abbastanza facile ed affidabile, per verificare a secco eventuali perdite è quella di sigillare polsini e collare della muta con appositi morsetti e gonfiarla dalla valvola di carico quanto più possibile, chiudendo la valvola di scarico.
Vaporizza una miscela di acqua e sapone con uno spuzzino un po’ ovunque insistendo particolarmente sulle cuciture e sulle valvole. La formazione di bollicine saponate ti indicherà il punto di trafilamento.
Se la perdita arriva dalle valvole prima di tutto assicurati che siano serrate e correttamente in battuta sulla muta. Magari te la cavi con poco.
Solo dopo prova ad aprirle per ispezionarle internamente, per pulirle e quindi sostituire OR e guarnizioni. Esistono diversi video tutorial che spiegano come svolgere facilmente questa operazione come quelli che trovi cliccando qui sotto:
Manutenzione valvola di carico
Manutenzione valvola di scarico
Se i punti di trafilamento sono polsini e collare c’è poco da fare. Per evitare sorprese poco gradite la cosa migliore da fare è sostituirli.
Se la muta trafila dalle cuciture valuta con attenzione l’entità della perdita. L’Aquasure, il sigillante spesso utilizzato in questo tipo di riparazioni, è un grande alleato ma non può essere usato in maniera indiscriminata ed ovunque.
Nel corso della vita di una muta dovrai mettere a preventivo almeno un paio di sostituzioni di queste componenti.
Ricordati di fare particolare attenzione ai polsini e ai collari in lattice soprattutto quando evidenziano micro tagli oppure quando i lembi tendono ad incollarsi. Aspettati una rottura che capiterà inevitabilmente nel momento peggiore!
3. La cerniera della muta stagna non tiene più
Quando la cerniera di una muta stagna cede l’unica soluzione è la sua sostituzione oppure una muta nuova! C’è però qualche piccolo espediente che aiuta ad allungarne la vita.
Le cerniere in ottone devono essere sempre ben lubrificate. Strofina della paraffina sui dentini di accoppiamento e fai scorrere il cursore un paio di volte. Questa operazione renderà la chiusura più agevole. Un’alternativa alla paraffina è il lucidalabbra, quello in stick che trovate anche dal tabaccaio. Costa poco e funziona egregiamente.
Può capitare che con l’uso si formino delle sfilacciature del tessuto della cerniera. Piccoli filamenti che si staccano dai bordi e che s’insidiano nel cursore. Per rimuoverli ed evitare blocchi bruciali con l’accendino, possibilmente senza dare fuoco alla muta!
Nelle mute stagne e semistagne di recente produzione è sempre più frequente l’uso di cerniere in plastica tipo T-Zip a denti piccoli e a denti grandi.
La lubrificazione di queste cerniere deve essere fatta con grasso siliconico, spesso fornito con l’acquisto della muta.
Per una buona lubrificazione è sufficiente mettere un po’ di grasso siliconico in prossimità del cursore e nell’incavo del punto di massima chiusura. Sarà il movimento del cursore stesso a distribuire il lubrificante lungo tutta la cerniera.
4. Il GAV si gonfia / sgonfia da solo
A volte può capitare che il sacco del jacket subacqueo tenda a gonfiarsi oppure a sgonfiarsi senza che si sia agito sui comandi o sulle valvole, compromettendo anche seriamente l’assetto in acqua.
Nel primo caso dovrai controllare il pulsante di carico del VIS. Il salino, il calcare e il cloro sono i peggiori nemici degli OR perché formano cristalli che ne compromettono la tenuta nel tempo. Un lavaggio con qualche scrostante non troppo aggressivo e la sostituzione degli ORing ne ripristineranno la corretta funzionalità. Attenzione: il pulsante di carico del VIS va smontato con una apposita chiave settoriale. Evita l’uso di cacciaviti o pinze se non vuoi rovinare l’impugnatura.
Nel secondo caso dovrai controllare 3 cose:
- l’integrità della camera d’aria;
- la tenuta della valvola di sovrapressione;
- l’attacco del corrugato al GAV.
Per controllare l’integrità della camera d’aria accertati della presenza di eventuali fori o strappi nella camera d’aria utilizzando uno spruzzino con acqua saponata. Una volta individuata la perdita puoi intervenire con Aquasure e lasciarlo asciugare per almeno 24 ore.
Le camere d’aria dei sacchi anulari sono molto più facili da riparare perché raggiungibili attraverso la cerniera posta sul sacco.
I tradizionali Jacket/GAV subacquei hanno invece la camera d’aria cucita all’interno pertanto sono difficilmente riparabili.
La tenuta della valvola di sovrapressione è garantita da una guarnizione, di solito un cerchietto in gomma o in silicone, posta all’interno della valvola e messa in battuta da una molla.
Controlla che la guarnizione sia presente e che non abbia segni o lacerazioni molto evidenti.
Controlla inoltre che la molla di battuta sia efficiente e che non abbia perso forza o si sia rotta (può capitare). In caso contrario sostituiscili senza indugio.
Per concludere questo capitolo controlla la tenuta del corrugato nel punto in cui si avvita alla camera d’aria del sacco anulare o del Jacket/GAV. Potrebbe essere serrato male oppure la guarnizione interna potrebbe essere rovinata.
5. Entra acqua nella maschera
Una maschera subacquea nuova, prima di entrare nella tua dotazione, ha sicuramente superato il test di tenuta. L’hai appoggiata al viso senza cinghiolo, hai inspirato dal naso e hai così verificato che si adatta perfettamente. Ottimo! Peccato però che anche la maschera con il tempo tende a rovinarsi.
Intanto in commercio sono disponibili almeno 2 tipi di maschere: con telaio o senza telaio (dette anche frameless).
Il materiale con il quale sono prodotte è il silicone, decisamente più resistente nel tempo della gomma, usata in passato.
Le maschere con telaio presentano una struttura rigida, in plastica, che accoglie i vetri e garantisce la tenuta per pressione alla parte in silicone.
Le maschere “frameless” non hanno un telaio rigido e i vetri temperati sono assicurati al corpo in silicone attraverso un particolare procedimento di incollaggio.
In entrambi i casi è possibile che la tenuta dei vetri sia stata compromessa dalla rottura del telaio oppure dal cedimento della colla. Ovviamente non rimane altro da fare che comprarne una nuova (nella foto il mio ultimo acquisto 😉)
6. La camera di erogazione del secondo stadio si allaga
Ti è capitato di avere dell’acqua in bocca immediatamente dopo l’espirazione?
Ecco, molto probabilmente dipende da quella membrana circolare in silicone posizionata all’interno dei deflettori di scarico del secondo stadio che potrebbe essere logora, quindi da sostituire.
Per controllare facilmente lo stato di questa membrana che funge da valvola di non ritorno basta togliere i deflettori oppure accedere dall’apertura posizionata di norma sotto l’erogatore in mezzo ai baffi.
Una remotissima causa d’infiltrazione di acqua nella camera di erogazione potrebbe arrivare dalla membrana che regola la pressione esterna sulla leva del poppet. In questo caso potrebbe essere avvitata male la ghiera esterna
7. Il manometro non va a fondo scala
Se la lancetta del manometro non va a fondo scala a riposo quasi sicuramente la molla che comanda il suo movimento ha subìto un urto sufficientemente forte da spostare la lancetta da zero bar.
In sé questo inconveniente non è gravissimo a patto che tu sia consapevole dell’errore che si riproporrà anche quando metterai in pressione il manometro. La lettura che avrai sarà falsata in eccesso per lo stesso valore indicato a riposo.
8. La torcia non tiene più la carica
Le batterie ricaricabili della torcia hanno un ciclo di vita e un numero di ricariche limitato e determinato da diversi fattori. In tutti i modi non sono immortali e prima o poi ti lasceranno al buio.
La prima avvisaglia è il tempo di tenuta della carica che lentamente diminuisce.
Ispeziona con regolarità l’integrità delle batterie e verifica che non presentino rigonfiamenti o perdite. In questo caso vanno sostituite immediatamente.
9. La muta in neoprene sembra di cartone
A volte si scherza sul fatto che da un anno all’altro la muta sembra restringersi, magari per giustificare qualche piatto di pasta in più. In parte però non è del tutto sbagliato.
Ovviamente mi riferisco alla perdita di elasticità e di coibentazione a cui il neoprene è sottoposto nel corso della sua vita attiva.
Con il tempo e con l’uso il neoprene, infatti, tende ad indurirsi regalandoci quella brutta sensazione come se indossassimo una muta in “cartone da pacchi”.
Inoltre la naturale capacità isolante sarà progressivamente un lontano ricordo a causa del collasso delle celle d’aria al suo interno.
Direi che a questo punto la tua muta ha fatto egregiamente il suo lavoro e può tranquillamente andare in pensione!
10. La muta emette un cattivo odore
Il classico odore di cane bagnato proveniente dalla muta, soprattutto in neoprene, è imputabile alla proliferazione batterica in ambiente umido. Se te lo stessi chiedendo farci la pipì dentro non aiuta a migliorare la situazione!
Per evitare questo inconveniente sciacqua abbondantemente la muta con acqua dolce dopo ogni immersione e stendila ad asciugare, rovesciata, in una zona ventilata e all’ombra.
Ogni tanto lavala con un disinfettante tipo Amuchina o Napisan, facendo attenzione a non esagerare con le dosi. I principi attivi contenuti in questi presidi medici sono aggressivi e potrebbero rovinarla.
@tre21.com